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E' morto Yves Saint Laurent, maestro di stile

È morto lo stilista francese Yves Saint Laurent, ritenuto uno dei più grandi creatori di moda del Novecento. Lo ha annunciato la sua fondazione. Nato l’1 agosto 1936, Yves Saint Laurent, aveva 71 anni. La sua impronta nel mondo della moda e del lusso resta riconoscibile e il nome, diventato marchio universale, rimane un simbolo dello stile. Già dal 2002 la sua casa di moda era formalmente chiusa, ma i prodotti YSL, ora nel gruppo Gucci, hanno continuato e continuano a rappresentare un punto di riferimento della moda in tutto il mondo. Il genio di Yves Saint-Laurent aveva brillato precocissimo: a 17 era arrivato a Parigi dall’Algeria - era nato a Orano - e appena un anno dopo era il braccio destro di Christian Dior. Tre anni ancora e, alla morte del maestro, ne assume l’eredità. Alla sua prima sfilata, appena 12 mesi più tardi, Saint-Laurent dice addio al vitino di vespa che ancora nel dopoguerra continua ad essere il marchio insostituibile del vestire femminile e volta pagina. Cavalcando e anticipando l’emancipazione femminile, la modernità e le esigenze di libertà e dinamismo del mondo contemporaneo, ebbe il coraggio di contaminare gli stili e lanciò la linea “Trapèze”, che fu subito un trionfo. Il mondo della moda, orfano di Dior, va in estasi per il giovanotto timido e con gli occhialoni, ma quando viene richiamato sotto le armi per il servizio militare - ebbe un esaurimento nervoso e lo riformarono - la maison parigina lo sostituisce con Marc Bogan. Trascorre un anno e Yves Saint-Laurent si mette in proprio, prima aprendo una boutique nel XVI arrondissement, poi accanto agli Champs-Elysées. Da subito, nasce la collaborazione e la relazione di una vita, con Pierre Bergé che gestisce e coordina laddove il genio di Saint-Laurent crea e inventa. Il suo colore naturale, il suo rifugio è il nero. Nere sono le tre iniziali che fanno il giro del pianeta inventando la potenza del logo, nero è lo smoking che resta il suo abito preferito e che lo stilista fa indossare indifferentemente a uomo e donna. Ma disegna e crea da maestro con i colori e anche i più vivaci, ispirando i suoi modelli e le sue collezioni a celebri quadri di Mondrian, Picasso, Matisse o Van Gogh o ai suoi viaggi più esotici. Saint-Laurent è stato per anni anche sinonimo di gusto per lo scandalo e la provocazione, dalla collezione “40″, ispirata agli anni bui della guerra, a quando nel 1971 posò egli stesso nudo per “Homme” il suo profumo. Sei anni dopo “Opium”, un altro nome che irritava i benpensanti, un altro profumo, un altro trionfo. Grandi artisti di tutto il mondo del XX secolo furono suoi amici e collaborarono con lui, da Marguerite Duras a Jean Cocteau ma la parabola di Saint-Laurent fu anche quella di un uomo che soffriva e che neppure con l’arte riuscì ad esprimere tutto il malessere interiore. Soltanto la creazione e l’intesa con Bergé furono i suoi appigli sempre positivi: “Yves”, scrisse una volta il suo compagno, “ha scritto in modo magistrale una delle pagine più belle del genio francese. Ciò dovrebbe renderlo felice. Ma crederlo significherebbe ignorare che la creazione celebra sempre le nozze del talento e della sofferenza”. Stanco e già ammalato, nel 2002 Yves Saint-Laurent si ritirò dall’attività e il velo di tristezza dietro le lenti dei suoi occhiali squadrati apparve in tutta la sua evidenza: “Ho conosciuto la paura e la solitudine terribile”, disse, “e quei falsi amici che sono i sedativi e gli stupefacenti. La prigione della depressione e quella delle case di cura”.

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