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Tutte le anime della mummia. La vita oltre la morte ai tempi di Sety I

Nel Museo Civico Archeologico di Chianciano (Siena), sino al 6 Gennaio 2010, saranno esposte un centinaio di reperti archeologici, provenienti dalle maggiori collezioni egiziane d’Italia e la ricostruzione parziale di una delle sepolture faraoniche più grandi della Valle dei Re che sono il cuore pulsante della mostra che illustra il ritto funerario degli antichi egizi in età ramesside, mettendo a confronto lo straordinario contesto sepolcrale del faraone Sety I (Nuovo Regno: XIX dinastia, 1290-1279 a.C.), dal quale provengono una quarantina di statuette e un rilievo , con un ideale corredo funerario di privato della stessa epoca. Oltre al corpo e alla mummia, i reperti raccontano quali “elementi incorporei” costituiscono la persona, quante sono le “anime” di un egiziano, da proteggere con cura nella tomba perché il defunto abbia una vita eterna dopo la morte Interessanti i due eleganti vasi canopi in terracotta, uno etrusco e uno egiziano, ideali “case dell’anima”, introducono alla prima sezione espositiva, dedicata a ciò che gli Egiziani valutano indispensabile alla vita oltre la morte,. contenenti: corpo, cuore, ombra, nome, Ka, Ba e Akh. La mostra dedica a ognuno di questi “elementi” una sottosezione, ricca degli oggetti del corredo funerario che hanno la funzione magica di proteggerli. Il primo tema trattato è la conservazione del corpo (khat) del defunto attraverso la mummificazione, il sarcofago della defunta Nebtaui e quattro vasi canopi con coperchi che raffigurano le teste dei figli di Horo, la testa umana di Amset, la testa di cinocefalo di Hapi, la testa di canide di Duamutef e la testa di falco. La stragrande maggioranza degli oggetti inseriti nel corredo funerario sono destinati al Ka e, tra quelli in mostra, la statua dei coniugi Merimaat e Nefertari, cibi e bevande nei propri contenitori, elementi d’arredo o di uso domestico come il poggiatesta, abiti, monili e altro ancora. L’Akh, raffigurato tramite il geroglifico dell’ibis crestato e qui visibile su un amuleto del cuore, indica uno stato di esistenza spirituale, che l’individuo può raggiungere dopo la morte. Il defunto si trasfigura in Akh solo dopo avere ricevuto i rituali e le offerte funerarie adeguati oltre ad avere superato con successo tutte le prove e i pericoli del viaggio nell’aldilà. Svolgono un ruolo imprescindibile ai fini di questa trasfigurazione i testi funerari, che gli Egiziani definiscono sakhu, vale a dire “ciò che rende (una persona) akh”. Se il defunto non raggiunge lo stato di Akh a causa di una pessima condotta di vita terrena, lo attende una seconda e definitiva morte, preceduta da atroci pene e sofferenze. La prima sezione espositiva si chiude quindi con uno di questi testi funerari, il Libro dei Morti, che nasce durante il Nuovo Regno e rimane in uso fino all’Epoca Romana. Le sue formule magiche, dettate secondo gli Egiziani dal dio della scienza e della scrittura Thot, devono proteggere il defunto da ogni tipo di pericolo. Alcuni oggetti esposti riportano i capitoli più noti del Libro dei Morti: il 30B inciso sullo scarabeo del cuore, il 6 iscritto sul corpo delle statuette ushabti, il capitolo 125 dedicato alla Psicostasia o pesatura del cuore/anima, dipinto su un papiro di Firenze. Il viaggio nella seconda sezione della mostra si svolge all’interno della tomba del faraone Sety I (King Valley 17). La cosiddetta Tomba Belzoni, dal nome dell'archeologo che la scoprì, deve la sua notorietà alle dimensioni eccezionali, alla pianta articolata, alla raffinata tecnica di esecuzione e alla innovativa scelta tematica delle scene scolpite a basso-rilievo e dipinte con grande ricchezza di colori su quasi tutte le sue pareti interne. Interessanti i due ambienti più importanti della sepoltura, la camera a pilastri e l’adiacente stanza del sarcofago, che ospitano numerosi oggetti rinvenuti da Belzoni, quarantatre statuette funerarie in faïence, legno e pietra, successivi sempre nella tomba o negli immediati dintorni, il rilievo con la dea Maat e il grande ostrakon con il ritratto di Sety I di Firenze..Riunita una parte del corredo funerario con l’aggiunta di una statuetta raffigurante di Sety I e di quattro scarabei a suo nome e di immaginare gli interni di una sepoltura straordinaria chiusa ormai da tempo al grande pubblico. Museo Civico Archeologico di Chianciano , via Dante. telefono 0478-30471 museoetrusco@libero.it, museo@comune.chianciano-te
rme.si.it) ROSALBA FALZONE

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